La Cultura dell’indifferenza: Papa Francesco – Il mondo che vorrei

10 Gennaio 2021

Papa Francesco ai microfoni del TG5 ha rilasciato un’intervista esclusiva, appena andata in onda.
“Il mondo che vorrei” è il momento in cui tutto si ferma e ci si apre all’ascolto, quello che non siamo abituati a praticare.

Parla al mondo, senza distinzione alcuna, da sempre Bergoglio sceglie un modo altro di comunicare.
Le sue parole e il suo modo di relazionarsi tengono in considerazione la fluidità del tempo, i cambiamenti e se non può parlare dinanzi a piazze gremite di gente, lo fa sfruttando qualsiasi mezzo, anche quello atipico per un Papa.

Papa Francesco vuole unire, mette al centro il bene comune e non si pone limiti, se la mente umana è limitata e non capisce, in fondo capirà ma lui deve provarci, desidera arrivare alle persone ed aiutarle. Ecco spiegato il motivo per cui, non solo, affronta sempre temi al passo con i tempi (senza timore), ma sceglie di accogliere una troupe e si lascia intervistare, come un comune mortale…esattamente.
Il Papa è dapprima uomo e ce lo ricorda da sempre <<Chiamatemi Francesco!>>.
Se i mezzi di comunicazione esistono perché non utilizzarli?

Basti pensare a Twitter, il suo profilo @pontifex_it sfiora i 5 milioni di seguaci,
basti pensare alla TV, il Papa in TV, vis à vis con l’intervistatore e noi a casa, occhi incollati allo schermo, che lo ammetto, quasi mi infastidivano gli intramezzi delle immagini a corredo, bastava lui,
erano sufficienti le sue espressioni.

Ho letto commenti di cattivo gusto, era ovvio, ma fraintendere il buono che c’è in questo Papa è arduo sia che si crede in Dio, sia che non si creda.
Papa Francesco non va in TV per consacrare la sua immagine, non va in TV per trasformarsi in personaggio, Bergoglio si fa intervistare per rompere ogni tipo di barriera, non mette distanza, non mette paletti.
Si concede per parlare al mondo in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, in un momento di crisi: crisi di valori, crisi esistenziale, crisi economica, crisi…non si parla d’altro e la domanda (forse retorica) con cui decide di aprire e chiudere il suo dialogo avvicina e rende ancora più umana la sua persona:
“Dopo una crisi si esce sempre diversi, ma come possiamo uscirne migliori?”
C’è speranza nel suo tentativo di far riflettere,
ma c’è tanta paura per il futuro e la paura è terrena, non è celeste.
Viviamo in un’epoca che il Papa definisce la Cultura dell’indifferenza, si guarda solo al proprio orticello, quello che è lontano o mediamente lontano non ci tocca e questo sembra creare un tutt’uno con la cultura dello scarto, “quello che non è buono si butta”.
Fa riflettere, è un momento di tensione per tutto il mondo, la pandemia sta distruggendo ma dalla crisi si potrebbe uscire diversi, si potrebbe uscire migliori.
Al momento sembra utopia, una favoletta in cui credere e nulla di più.
Mai come ora bisognerebbe essere coesi, uniti, rispettosi…
Se ognuno di noi facesse il proprio, sarebbe fatta, ne usciremmo alla grande.
Eh già, troppo facile per noi “umani, troppo umani”
E quindi: chi vivrà vedrà?!
———
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L’indifferenza della chiocciola
(racconto breve – 5 minuti di lettura)

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1 Comment

  • Reply scommessenonaams.com 21 Marzo 2021 at 6:37 PM

    Avere un papa-va bene. Avere un papa che ama il calcio – inestimabile!

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